Un pezzo per Parole Ostili, evento a Trieste il 17 e 18 febbraio, organizzato da chi ha a cuore le parole e il linguaggio. Con un pensiero per Francesca Del Rosso, giornalista e scrittrice che non c’è più.
Quando gli amici di Parole Ostili mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulle mie, di parole ostili, mi è sembrato quasi troppo facile. Perché ognuno ha le sue idiosincrasie; nel mio caso, tante. Ci sono le parole inglesi montate su desinenze italiane (brieffare, skillato). Ci sono i gerghi burocratici, del marketing, delle aziende, che farebbero salire brividi sulla spina dorsale di Calvino (se oggi diciamo obliterare il biglietto, povero Italo, quanto hai parlato e scritto invano sull’antilingua). Ma siccome una delle mie qualifiche è quella di giornalista, per me ci sono soprattutto le aberrazioni dei titoli, degli articoli. Ci sono i velivoli, le vetture, i “gialli”, le splendide cornici di mille servizi delle sedi Rai regionali. Fastidiosi, ma in fondo innocui. Ci sono le espressioni molto meno innocue: lo stupro del branco, l’odio del web, la montagna killer, la strada assassina. Molto meno innocue perché deresponsabilizzano. Se è il branco a stuprare, non siamo noi.
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