Vivendo a Milano, la cosa più semplice per me è farmi tanti nuovi amici di Gallarate. Perché, leggendo la ricerca di Tannico su cosa bevono gli italiani, fatta ascoltando circa 50.000 consumatori e presentata al Vinitaly, è proprio qui che si spende di più, in media, per una bottiglia. Circa 17 euro, ossia il 95% in più della mia città di nascita, Genova, che non si smentisce, e il 120% in più che a Napoli. E per quanto riguarda le regioni, se si vuole bere bene meglio vivere in Lombardia e in Abruzzo, le due big spender d’Italia.
Sorpresi? (Io di Gallarate un po’ sì). Ma c’è altro.
Nel classico scontro italiano Piemonte versus Toscana, è quest’ultima a vincere, sia per quanto riguarda l’acquisto di tutti i vini delle due regioni su Tannico (58% contro 42%) che per i due nomi più blasonati: Brunello di Montalcino batte Barolo 60 a 40%. Lato bollicine, lo Champagne vince sui vini spumanti nostrani Franciacorta, Prosecco e Trento DOC presi singolarmente, ma se li uniamo (pur prendendoci più di una licenza sull’accorpare metodo classico e charmat), l’insieme dei nostri sparkling wines batte di un punto percentuale l’insieme di tutti gli Champagne francesi. E tra le nostre bollicine vince facile il Franciacorta (26%).
Proseguiamo su un’indagine che di solito mi irrita, ossia quella dei “vini che piacciono alle donne”. I numeri non si possono contestare, purtroppo. Anzi: ho trovato molto interessante l’applicazione pratica che Tannico ha fatto dei big data collegati al consumo di vino. Però, potendo scegliere, avrei preferito che le mie compagne di genere risultassero un po’ meno scontate. E invece: le donne acquistano sull’app prevalentemente bollicine (il 47% fra italiane e francesi), con una preferenza per Dom Pérignon e Ruinart. Amano i vini bianchi, specialmente gli aromatici, comprano anche i rossi (31%), ma con una preferenza per quelli più fruttati e meno corposi. E sembrano più sensibili al marketing e alle mode (la cantina Bastianich è al terzo posto fra i più acquistati dalle donne mentre è assente dalle prime dieci preferite dagli uomini).
Uffa.
Proseguiamo.
I premi influiscono molto nella scelta di un vino online: il consumatore, a parità di fascia di prezzo, sceglie nel 79% dei casi un vino premiato. Non solo: ricevere un premio o una segnalazione di merito in una guida fa impennare gli acquisti e li pure fa crollare se il riconoscimento, l’anno successivo, non viene confermato. Evidentemente, le guide le leggiamo eccome ma soprattutto notiamo se un ecommerce mette in evidenza, nella scheda prodotto, i premi ricevuti da un’etichetta. Diventano una bussola per orientarci quando il nome del produttore ci dice poco e non sappiamo quale bottiglia scegliere.
Arriviamo al lato più pop della ricerca: pare che i fan Apple spendano di più e si orientino verso vini percepiti come più raffinati (Champagne, Brunello), mentre gli utenti Android preferiscono quelli di fascia più bassa (Prosecco, Lambrusco).
Una sorpresa i Millennial, almeno per chi li pensa come generazione precaria e senza soldi (il che in parte è vero, ma probabilmente non si tratta della parte che acquista vino online). Pare che il vino per loro sia anche e soprattutto immagine. Prediligono Champagne e al limite Franciacorta, oltre a rossi nobili da invecchiamento. Sotto i 25 anni la tendenza è esasperata: i numeri di acquisto del Dom Pérignon, ad esempio, sono del 300% superiori a quelli di altre fasce di età.
Potevamo finire senza l’oroscopo? Secondo la ricerca, le Bilance come me prediligono il Barolo (il che è abbastanza vero anche se forse non sarebbe il primo vino che nominerei, potessi fare richieste illimitate), i Vergine l’Amarone, gli Scorpione lo Champagne.
Siete d’accordo?
Degustazioni: bisogna raccontare il vino e non solo versarlo
Circa cinque anni fa sono stata invitata a un evento – un Camp, per i nostalgici – ad Alba, a parlare di viaggi ed emozioni. Mi avevano chiesto una breve presentazione per suggerire un modo diverso di raccontare i luoghi (attraverso i colori, i profumi, i sapori). Una sinestesia che non si riferiva ovviamente al fenomeno neurologico, ma alla figura retorica amata dai poeti, interpretata in senso ancora più allargato. Le slide, sufficientemente vintage, sono ancora online qui.
A tavola, nei miei viaggi, nel bicchiere cerco da sempre quell’incrocio bellissimo di sensazioni che unisce non solo i cinque sensi, ma anche la memoria (sì, la madeleinette di Proust). Quelle sensazioni che ho ritrovato da quando degusto il vino in modo, diciamo, professionale, dopo aver superato l’esame per sommelier. Anche se più assaggio e più mi rendo conto che la strada da fare per crearmi un archivio di sensazioni e punti di riferimento è ancora lunghissima.
Questa introduzione per dire che cerco di degustare il più possibile, a casa e fuori, di partecipare ai tanti eventi che vengono organizzati da AIS e da altre realtà. E che mi sento di dare qualche consiglio di produttori. [Per saperne di più…]