Ok, è finito il caldo e l’unica cosa buona è che posso iniziare di nuovo a cucinare piatti che si sposano male con i 40 gradi dell’estate appena trascorsa.
Come ad esempio le fajitas, che ho iniziato ad apprezzare durante un viaggio in Messico tanti anni fa, ho cercato in vari ristoranti messicani e poi ho imparato a fare da sola per essere autonoma nei miei craving da cucina etnica. Le adoro perché sono facili, divertenti, colorate e, se si dosano le spezie, perfette anche per i bambini.
Disclaimer: se siete cultori della cucina messicana, siete messicani o avete un parente di Acapulco, beati voi, ma sappiate subito che questa non è la ricetta originale delle fajitas; è solo il modo in cui le faccio io dopo aver sperimentato varie preparazioni; quello che trovo più semplice e gustoso. [Read more…]
L’ospite: la pizza di Alessandra Farabegoli
Alessandra Farabegoli non ha segreti per chiunque sia sul web. Formatrice, consulente, autrice, common sense dispenser eccetera eccetera.
Un segreto però lo aveva ancora ed era la ricetta della sua pizza rustica: ma siccome è un’amica di quelle vere, ha deciso di condividerla qui su Fitu Faetu. Siete pronti? Occhio che quando avrete finito di leggere, dovrete correre a cercare un sacchetto di farina, perché queste foto fanno venire fame!
La pizza fatta in casa è quasi un piatto fisso del nostro menu settimanale, tranne d’estate quando fa troppo caldo per aver voglia di accendere il forno.
Un tempo pensavo che farla fosse una cosa complicata e ad alto tasso di fallimento, invece – una volta trovati gli ingredienti giusti – sbagliare è quasi impossibile.
La mia svolta l’ho avuta quando ho provato a usare farine sempre meno raffinate: se con la farina 00 la pizza mi lievitava male e restava pesante, la 0 già mi ha dato risultati migliori; poi, al Foodcamp durante la Blogfest 2010, i simpaticissimi fratelli Marino (di loro parliamo anche qui) mi hanno dato un sacchetto della loro farina 1 macinata a pietra nel loro mulino, e ho scoperto che, con farine di quel tipo, la pizza viene molto più croccante e saporita. Più tardi ne ho trovato una simile, macinata sempre a pietra in un mulino della Val Marecchia, e da allora quella è diventata l’ingrediente base della mia pizza.
La preparazione della pasta
Per una cena a base di pizza, la pasta va preparata nella prima parte del pomeriggio, in modo che abbia il tempo di lievitare; per questa parte della preparazione, mettete in conto una mezz’ora scarsa.
Metto a sciogliere un cubetto di lievito fresco in un mezzo bicchiere d’acqua tiepida, con un cucchiaino raso di zucchero. Lo lascio riposare, coperto da un panno, per una decina di minuti, e intanto peso 500 grammi di farina; di più (fino a 7-800 grammi) se ho voglia di fare anche qualche grissino o un po’ di focaccia, tanto il lievito basta anche per quella quantità.
Metto la farina in una boule, aggiungo una presa di sale e la mescolo bene alla farina, e inizio a impastare versando l’acqua col lievito; se questa non basta, aggiungo altra acqua, sempre tiepida. Bisogna impastare energicamente, fino a quando la pasta non diventa elastica e liscia; verso la fine, verso un po’ d’olio extravergine (per chi ama le dosi, due cucchiai per mezzo chilo di farina, ma io confesso di andare “a occhio”).
Impasto fino a formare una palla, sulla quale faccio il classico taglio a croce; la copro con un panno, e lascio lievitare per almeno un’ora e mezza, meglio se due ore, in un luogo tiepido e protetta da correnti fredde.
La preparazione della pizza vera e propria
Con 500 grammi di farina vengono due belle teglie da forno di pizza; io ungo le teglie con un cucchiaio d’olio extravergine, poi divido la pasta e la stendo con le mani, aiutandomi a volte con un piccolo mattarello.
Nel frattempo accendo il forno, impostando il termostato a 220°, in modo che si scaldi bene.
Passo poi alla guarnitura: servono un barattolo di pomodori pelati, che trito col mixer per ridurli in salsa, e una scamorza da 250 grammi tagliata a dadini (la scamorza fa meno acqua della mozzarella, e risulta più saporita).
Il resto è a piacere: noi aggiungiamo una manciata di capperi dissalati e una spolverata d’origano; poi io nella mia parte metto alcune alici sott’olio, e in quella per mio marito e mio figlio, che non amano il pesce, affetto un po’ di würstel o di salame, o la lascio semplice così com’è (nella foto sotto, la pizza pronta per essere infornata).
Inforno le teglie una dopo l’altra (cioè mentre mangiamo la prima metto in forno la seconda); per il tempo di cottura, mi regolo a occhio e con l’inconfondibile profumo che fa la pizza quando è pronta da mangiare.
A noi la pizza piace sottile, e la farina “rustica” e l’olio la rendono quasi croccante: bisogna stare un po’ attenti a non bruciarla, ma verso la fine potete anche tirarla fuori un attimo per controllarla, e rimetterla dentro se vi sembra “indietro”.
Quando è pronta, la taglio con la rotella e la servo calda, aggiungendo in base ai gusti olio e/o una macinata di peperoncino.
Buon appetito!
Fondue Chinoise, pesce leggero e divertente
Soluzione fitu faetu per una cena fra amici a base di pesce che non gravi troppo sulla cuoca: il pesce che si cuoce da solo, voilà. Probablmente molti di voi hanno assaggiato o preparano a casa la classica fondue bourguignonne, i pezzettini di carne cotti nell’olio bollente e poi intinti in varie salse. Buoni, ma lievemente pesanti; solitamente il giorno dopo ho ancora la salsa tartara che mi rimbalza nello stomaco.
Siccome io sono una pescivora, vi suggerisco come riciclare la pentola da bourguignonne (quella con il fornellino sotto, per intenderci) per una cene simile ma molto più leggera. Pronti?
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